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Tavolini a piazza Navona, l'autunno sarà caldo: "Ci stanno facendo la guerra"

I ristoratori non ci stanno, e l'accordo con l'assessore Leonori sembra una finta tregua. Guido Campopiano, presidente di Navona 2003: "Qui dietro ci sono esercizi palesemente irregolari, perché si viene solo qui a piazza Navona?"

"Certo, così è un'altra cosa". Turisti e romani riconoscono che sì, libera dai tavolini, piazza Navona "è più bella". Ma altrettanti forse avrebbero cercato un'altra strada, "perché i lavoratori, che vivono di quello, come faranno?". Una cosa pare assodata: se dal lato amministrazione ci si vorrebbe sedere al tavolo di pace per il negoziato post vittoria, da quello commercianti la guerra è ancora aperta.  

L'accordo di agosto con l'assessore Leonori non doveva segnare la tregua? Sì, ma forse lo ha fatto solo all'apparenza, perché la verità è che in piazza Navona il clima ribolle. Ad oggi, giovedì 28 agosto, tavoli e sedie di ristoranti e caffè sono limitati al perimetro dei marciapiedi, le file che occupavano parte della passeggiata pedonale sono sparite. E gli esercenti non smettono di protestare.

"Ci hanno tolto il 40% dei tavolini, ma non davano fastidio a nessuno. Non si può entrare così, a gamba tesa, nell'attività di un'azienda solo per guadagnare pagine di giornale". Alessandro Tucci, titolare del noto ristorante I Tre Scalini, non le manda a dire: i blitz della Municipale seguiti al ricorso del Codacons accolto dal Tar, con rimozioni, multe, e provvedimenti di chiusura che hanno animato l'estate dell'antico Stadio di Domiziano, sono "illogici, fatti solo ed esclusivamente per guadagnare un po' di visibilità, per far vedere che 'si fa qualcosa', ma la si fa male". 

Primo, "perché la piazza è pedonale da decenni, non abbiamo mai infranto nessuna norma del codice della strada, i tavolini qui ci sono sempre stati". Secondo, "che vuol dire decoro? Siamo sempre stati ordinati e puliti, non stavamo certo accampati con la tende". Terzo, "così ci rovinano, avevamo prenotazioni addirittura fino al 2016, ma non possiamo garantirle se i tavoli sono quasi dimezzati". E poi c'è la questione dipendenti. "Saremo costretti a licenziare, solo noi, almeno dieci lavoratori entro l'anno. A loro non pensa nessuno?". 

Anche Martin, direttore generale del vicino Caffè Bernini, si troverà costretto a sacrificare parte della sua forza lavoro. "I licenziamenti saranno inevitabili" chiosa secco, facendoci notare, tra le tante, che se ora i tavolini non sono più sulla strada, possiamo ammirarli appiccicati al muro, nel suo caso addirittura attaccati all'uscita d'emergenza di un istituto bancario. "Vi pare meglio?".

E il dente si avvelena ancor di più se a pochi metri di distanza c'è chi fa "il proprio comodo". "Qui dietro ci sono centinaia di esercizi che sono acclaratamente irregolari, per quale motivo si viene solo qui a piazza Navona?". A chiederselo, avendo già una sua risposta, è Guido Campopiano, presidente del comitato Navona 2003 e portavoce dei lavoratori della piazza. "Dobbiamo pensare che ci sia un'impotenza da parte dei vigili urbani a intervenire su chi davvero non è in regola e che piazza Navona serva esclusivamente per mostrare efficienza e farsi belli? Questo è sicuramente un aspetto della questione che dovremo analizzare". 

Nel frattempo ci si adegua alle nuove norme, ma non rinunciando "a esercitare il diritto di rivalsa al Tar". La battaglia legale andrà avanti a colpi di ricorsi. Poco importa se i successi portati a casa sono quasi zero. "E' vero che il Consiglio di Stato ha rigettato l'appello, ma noi siamo pronti a ricorrere in Cassazione, e lo faremo, il processo amministrativo era, ed è, ancora in fieri. Il Comune infatti non sarebbe potuto intervenire con le forze dell'ordine, se non prima della fine del procedimento". 

Sul punto insistono un po' tutti. "Noi non siamo mai stati illegali, abbiamo sempre pagato regolarmente, sui Piani di Massima Occupabilità siamo ricorsi come nostro diritto alla giustizia amministrativa nel 2012, rimanendo comunque disposti al dialogo, e il Comune cosa ha fatto a procedimento legale ancora in corso? Ha scelto la manu militare, ci ha fatto addirittura chiudere per giorni. Questo vuol dire voler farci la guerra, e noi siamo pronti a rispondere di conseguenza".

Per Martin è un conflitti che conta solo sconfitti. "Perdiamo noi, come ovvio, ma perde anche il Comune che in un periodo di crisi per le casse dello Stato rinuncia a migliaia di euro di entrata di Osp". E guai anche per lui a definire i gestori "illegali", o peggio ancora, i tavolini "selvaggi". "Spiegatemi cosa c'è di selvaggio nel pagare 21 mila euro l'anno di occupazione di suolo pubblico". 

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