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Venerdì, 26 Aprile 2024

VIDEO | Termini Underground sotto sfratto, a rischio il progetto di integrazione a passo di hip hop

Nei sotterranei della stazione Termini esiste un villaggio. Con una sala prove e maestri di ballo internazionali che insegnano passi di danza a giovanissimi di tutte le nazionalità. Siamo andati a conoscere il progetto, e i suoi protagonisti, che ora rischia di scomparire per sempre.

Ragazzi di tutte le età, ma anche di tutte le nazionalità, che a ritmo di hip hop imparano passi di danza ma non solo. Il piacere di stare insieme, condividere spazio e passioni. Meglio della strada. Tutto questo è Termini Underground, un progetto sociale e culturale che dal 2005 Angela Cocozza porta avanti, dal 2011 nei locali dell'ex dopo lavoro ferroviario della stazione tra via Giolitti e via Marsala. Un progetto che avrebbe dovuto racchiudere finanziatori, tra cui anche la partecipazione del Comune di Roma, ma che poi svanì. Nell'atto pratico da quando la giunta Marino venne sostituita dal commissario straordinario Paolo Tronca.

“Da allora abbiamo fatto il possibile per andare avanti, solo per i ragazzi sia chiaro, non riuscivo a spezzargli questo sogno”, spiega una commossa Angela Cocozza, presidente di Ali Onlus e direttrice artistica di Termini Underground, che con lo sfratto che appare imminente e un'ingiunzione di pagamento da parte di Grandi Stazioni (proprietaria dei locali) cerca di trovare delle soluzioni per evitare di chiudere, per sempre, i battenti di un grande laboratorio culturale e di integrazione.

Nonostante i debiti accumulati negli anni e grazie al valore del progetto Grandi Stazioni non ha mai chiesto la risoluzione del contratto confidando in una soluzione. Ma nel 2016 con la trasformazione della società in Grandi Stazioni Rail e il cambio dei vertici aziendali è stata citata in giudizio l'associazione chiedendo lo sfratto per morosità. “Mi rivolgo alle istituzioni – continua Cocozza – che adottino il progetto, che diventi della comunità, perchè soli non possiamo andare avanti”.

Un'esperienza che è anche uscita dai sotterranei di Termini, co delle produzioni teatrali andate in scena alla Sala Umberto, al Brancaccio. Ma anche con progetti importanti di prevenzione, rivolto ai più giovani con il nome di “We free”, arrivato fino alla comunità di San Patrignano. “Crediamo nel valore di quello che facciamo e non vogliamo smettere – continua Cocozza – ho 500 ragazzi che vertono attorno a questa realtà, riconosciuta anche a livello internazionale. Non posso arrendermi”. Mentre alla Camera dei Deputati lo scorso settembre è stata depositata un'interrogazione a risposta scritta firmata dal deputato Giuseppe Galati (gruppo misto) con la quale si chiede al ministero delle Economie e finanze “di poter intervenire per salvaguardare e favorire la continuità di un progetto educativo di integrazione e reintegrazione sociale che coinvolge centinaia di giovani”, si legge. “E me lo auguro davvero”, conclude Cocozza.

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