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Sabato, 20 Aprile 2024
Testaccio Testaccio / Via Galvani

Testaccio e archeologia: viaggio tra i sotterranei del Nuovo Mercato

Il sito non è aperto al pubblico, se non durante eventi speciali e rigorosamente con guida e attrezzatura apposita. Un vero peccato, per le meraviglie portate alla luce dagli scavi della Soprintendenza

Un quadrilatero di circa un ettaro che ha restituito testimonianze della vita del quartiere, dalla prima età imperiale alla contemporaneità. Sotto al Nuovo Mercato, scendendo di circa sei metri sotto il livello stradale, il rione Testaccio mostra ancora i segni di un passato antico. Gli scavi archeologici della Soprintendenza Speciale hanno portato alla luce la vocazione commerciale del quartiere, dove dai tempi del primo Impero, partivano e arrivavano carichi di vino, olio, e garum, la salsa liquida di interiora di pesce che gli antichi Romani aggiungevano come condimento, nelle anfore diventate simbolo storico del rione. 

Il sito non è aperto al pubblico, se non durante eventi speciali e rigorosamente con guida e attrezzatura apposita. Servirebbero 300mila euro per allestire una pedana che garantisca la sicurezza del percorso, e gli stessi tecnici della Soprintendenza ammettono che mancano i soldi. "Li chiederemo alla prossima amministrazione comunale". Quindi bene che vada se ne riparla nel 2017. Un peccato, per le meraviglie che si nascondono in quei sotterranei. 

Alla fase di età primo imperiale (I sec d.C.) appartengono due settori che formano un sistema di ambienti coperti e scoperti peculiari per il materiale da costruzione utilizzato. Infatti, tuti i muri sono realizzati con anfore usate e vuote, impilate le une sulle altre. Allo stato attuale delle ricerche il settore nordorientale è stato interpretato come un'ampia area di raccolta per materiale edilizio di reimpiego (anforaro e laterizio), e quello occidentale come aree destinate a magazzino, con ben riconoscibili pavimenti in terra battuta. 

SOPRA LO SCAVO APRE IL LABORATORIO PER BAMBINI

La fase successiva di età medio imperiale (fino I sec d.C. - metà II sec d.C.) è caratterizzata, nella porzione occidentale dello scavo, da un edificio di forma trapezoidale, identificato come un horreum, un magazzino destinato alla conservazione di diversi beni di consumo, e costituito da file di ambienti rettangolari affacciati su un ampio piazzale porticato, delimitato dalle moderne via Banjamin Franklin e via Aldo Manuzio. 

Per l'epoca medievale le labili tracce conserate hanno fatto ipotizzare una frequentazione sporadica, piuttosto che una vera e propria occupazione dell'area. A partire dal Rinascimento invece le evidenze archeologiche documentano la vocazione agricola del territorio. Il carattere rurale del paesaggio è confermato dal ritrovamento di solchi paralleli (il vicolo della Serpe) e dai resti di un casale rinascimentale. Le analisi archeo-botaniche sui campioni di terra indicano la presenza di vigne, orti e frutteti. 

Infine, lo scavo ha restituito le fondazioni di alcuni edifici di edilizia popolare moderna, noti come villinetti, costruiti dall'Ater negli anni venti del Novecento, e demoliti alla fine degli anni '60. Luoghi amati anche da Pier Paolo Pasolini, che vi ha ambientato le sequenze finali del suo film Accattone. 

Scavo sotto il Nuovo Mercato Testaccio

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